mercoledì 19 maggio 2010

Appunti da Tokyo - l'offerta scanner

Nei negozi di Akihabara si trovano perlopiù radio palmari; i modelli sono grossomodo gli stessi disponibili in Europa con qualche piccola eccezione come gli Yupiteru 5500 e 7500 o alcune radio che ricordano vecchi modelli Yupiteru rimarcati. Meno presenti nelle vetrine i modelli veicolari e da base, che comunque rispecchiano lo stesso assortimento Icom, AOR e Yaesu acquistabili da noi. Vasto l'assortimento di antenne veicolari, per i portatili e da base, con numerosi modelli di discone da scrivania. I negozi più forniti vendono delle guide dedicate per l'ascolto dei servizi principali (air, ferrovie, vigili del fuoco, ecc.) oltre a degli annuari delle apparecchiature disponibili sul mercato, completi di specifiche tecniche ed eventuali modifiche suggerite. In uno dei negozi (...vai a capire come si chiama...) erano disponibili accessori per le radio AOR che non ho mai visto disponibili altrove: un adattatore video per l'AR8600 e una sorta di docking station per l'AR8200. Di questi non c'è traccia sul sito AOR, mentre sono visibili altre le altre opzioni in pronta consegna, come preamplificatori e filtri. Tra le altre cose AOR distribuisce in Giappone l'italianissimo Perseus, visto in vetrina accanto alle apparecchiature amatoriali di alto livello. Visivamente sembra inoltre che il software di gestione del Perseus, con il nome di AR-IQ, sia stato adattato all'impiego con le nuove radio SDR di AOR come l'AR2300 o l'AR-Alpha.
Link ad altre fotografie: http://picasaweb.google.it/sinageruk/Radio_jap2010#

domenica 9 maggio 2010

Patch panel low cost

Avendo a disposizione diverse radio con cui giocare, spesso nasceva l'esigenza di connettere l'audio di una di esse a una delle schede audio del pc. Immancabilmente finivo per non avere il cavetto con i connettori adatti, della lunghezza giusta o per dovermi infilare sotto al mobile a fare le connessioni. La soluzione era banale e mi sento di raccomandarla a tutti: un pannellino di interconnessione che standardizzi un lato dei cavi, permettendo il collegamento tra qualsiasi apparecchiatura.
Si tratta di una scatola plastica con dei connettori RCA femmina connessi tra di loro a coppie all'interno del contenitore. Risultano accoppiati i connettori sulla stessa verticale. Come si può vedere nella fotografia ho creato 4 interconnessioni. In quel momento le prime due coppie confluivano sui due canali stereo di una scheda audio USB esterna ma solo una fonte era collegata, la terza era libera e la quarta creava il link tra un'altra scheda audio e un secondo ricevitore.
 Ogni RCA maschio il cui uso sia fisso (es. scheda audio1, scheda audio2, ricevitore 1, ricevitore 2...) è etichettato. 
La scelta è caduta sui connettori RCA per tre motivi:
  1. meccanici: sono poco ingombranti, poco costosi e meno soggetti a stress meccanico rispetto ai jack. Inoltre hanno il vantaggio di non far passare il polo caldo a contatto della massa durante l'inserzione/rimozione;
  2. diffusione: essendo standard su apparecchi audio/video permettono di connettere facilmente anche telecamere, PVR, televisori...
  3. correlato al punto precedente: anni di acquisti di videoregistratori, televisori, cd, macchine fotografiche ecc. ecc. mi hanno lasciato nei cassetti una quantità di cavetti riciclabili tramite, al massimo, la sostituzione dei connettori su un lato.

martedì 27 aprile 2010

Le spie usano Windows?

Stasera stavo registrando una trasmissione della number station E10 per un amico quando si è verificato un fatto curioso: la voce sintetica dell'algida signorina è stata interrotta dalla musica di spegnimento di Windows e la trasmissione è cessata. Tutto sommato ho trovato un po' smitizzante che i signori del Mossad impieghino tecnologie così alla portata di tutti, ma tant'è... perché non dovrebbero farlo?

Purtroppo Blogger non consente di caricare facilmente un file audio embedded quindi ecco il link:
http://www.tarapippo.net/dump/20100427-e10-win.mp3

Naturalmente ho editato la registrazione rimuovendo un po' di gruppi di lettere nel punto in cui il volume si abbassa.

venerdì 9 aprile 2010

AIS come si deve

Abitando in una grande città è facile scordare quanto possano rimanere silenziosi gli scanner in provincia, specie la sera. Ove il territorio lo consenta un buon rimedio è quello di portarsi in altura estendendo di molto l'area di cattura delle nostre antenne. In particolare ho avuto la soddisfazione di mettere alla prova Shipplotter più estensivamente di quanto non mi permettano quelle due navi che vanno avanti e indietro da Fiumicino.

Un paio d'ore d'ascolto in vista del porto di Genova regalano decine di contatti e anche un nuovo MMSI di stazione costiera: 002470011 secondo le coordinate ubicato nel Forte Sperone Castellaccio (vedi i commenti), subito alle spalle del capoluogo.
Oltre alla radio che uso solitamente in macchina, per una sessione di questo tipo impiego l'AOR 8200 (comodo per uscita discriminatore e controllo pc), un netbook e antenna bibanda ham  su base magnetica .

mercoledì 7 aprile 2010

Una formula per il DXCC

Qualche giorno di vacanza in Liguria con radio al seguito, peccato che il sole abbia pensato bene di burlarmi praticamente azzerando la propagazione. Per fortuna ci mette una pezza la postazione: il mare direttamente a sud, a poche centinaia di metri, funge da "autostrada per l'Africa" consentendomi collegamenti con  6W, D2, J5, V51 e ZS mentre un altro paio di prefissi li ho ascoltati ma non mi è parso il caso di rompere le scatole ai missionari in QSO con i loro amici in Italia. Tutto questo con i 100w dello FT857 e il mio dipolino rigido caricato autocostruito. La posizione trova contropartita nel vento, che è riuscito a spezzare come un grissino la sezione più bassa della canna da pesca che usavo come palo per l'antenna.

Verosimilmente si può costruire una funzione che stima il numero di entità DXCC collegate come funzione di:
  1. tempo
  2. denaro
  3. posizione
  4. manico
I numeri riflettono quello che secondo me è l'ordine d'importanza degli ingredienti. A corollario si può osservare che spesso la 1 e la 3 sono strettamente legate alla 2, ma non è un nesso univoco.  Per esempio uno studente poco impegnato o un pensionato possono raggiungere ottimi risultati anche con mezzi modesti, mentre le megastazioni con kW e foreste di antenne, che consentono di andare a colpo sicuro sul collegamento, sono un sostituto del tempo speso a sgolarsi su un pile-up.
Il "manico" in questi tempi di cluster e CW via pc credo abbia visto il suo ruolo ridotto giusto ad alcune malizie operative.

giovedì 4 marzo 2010

Decodifiche ed avvocati


Qualche tempo fa, quando pubblicai la notizia di progressi nella demodulazione dei segnali MotoTrbo, mi trattenni per scaramanzia dall'aggiungere un "finché dura". Motorola infatti è nota per difendere fermamente le sue proprietà intellettuali, andando a cercare e diffidare chiunque si avventuri nella manipolazione dei loro software e firmware. Da qualche parte (mannaggia non trovo più il link) avevo persino letto di cease and desist inviati a qualcuno che commercializzava interfacce "4 level fsk slicer" perché ritenute funzionali all'aggressione verso i loro protocolli. Come prevedibile la scaramanzia/superstizione non funziona e qualche giorno fa sulle pagine di KC2KRW è apparsa una nota da cui traspare chiaramente una minaccia di azione legale nei suoi confronti:
...Ciò significa che da questo momento il progetto di decodifica MOTOTRBO non è più pubblico.  Non pubblicheremo informazioni tecniche di proprietà Motorola senza approvazione scritta da parte loro....
E, comprensibilmente, se sei un hobbysta il pensiero di sfidare pubblicamente un gigante del genere non ti attraversa neanche per un attimo il cervello.
Circostanze di questo tipo però alimentano i miei pregiudizi nei confronti dell'analogo amatoriale D-STAR.
Il D-STAR è uno strano ibrido, in cui le specifiche del protocollo sono pubbliche (modulazione del segnale, modalità di instradamento dei pacchetti ecc. ecc.) ma la trasformazione della voce in dati e viceversa è affidata a dei chip proprietari della DVS Inc. Infatti anche i progetti di autocostruzione o commerciali nel campo fanno ricorso a tali integrati (disponibili a circa $100 per 5 pezzi).
La scelta probabilmente è ispirata a ragioni pratiche: il sistema è stato progettato oltre dieci anni fa e la progettazione di una soluzione DSP open e facilmente implementabile su apparecchi portatili e di piccole dimensioni avrebbe sicuramente richiesto tempo, investimenti e coordinamento.
Tuttavia a mio modo di vedere la scelta è filosoficamente inaccettabile in un ambiente che dovrebbe fare della sperimentazione la sua ragione d'essere. Poi sappiamo che buona parte dei radioamatori non va oltre il "59" o la chiacchera sul ripetitore locale, arrivando persino a farsi saldare i connettori d'antenna dal negoziante. Però non è questo il punto.
Abbracciando l'idea del protocollo chiuso si pone una pregiudiziale ad attività di sperimentazione future da parte di chi voglia farle. L'impiego dei chip AMBE-2020 implica infatti l'accettazione di condizioni che recitano;:
"2.3 END USER shall not copy, extract, reverse engineer, disassemble, de-compile or otherwise reduce the DVSI Voice Compression Software to human-readable form. END USER shall not alter, duplicate, make copies of, create derivative works from, distribute, disclose, provide or otherwise make available to others, the DVSI Voice Compression Software and Technology and/or trade secrets contained within the PRODUCT in any form to any third party without the prior written consent of DVSI. The END USER shall implement reasonable security measures to protect such trade secrets."
In buona sostanza analisi come quella di KB9MWR sono già in violazione del contratto e potrebbero costargli un'ingiunzione analoga a quella che abbiamo visto in apertura.
E' soltanto una speculazione accademica? Forse.
Dicevamo prima che il protcollo è aperto. Ciò ha favorito in tempi recenti la comparsa di ripetitori (o hotspot che dir si voglia) di progettazione amatoriale. In fin dei conti finché si tratta di veicolare pacchetti il tema di codifica della voce non si pone. Giusto? Ni. Anche qui è emerso un problema nel momento in cui i signori del Texas Interconnect Team, finora punto di riferimento per l'affiliazione dei ripetitori in un'unica rete, hanno decretato l'esclusione di apparecchi autocostruiti per via di incompleta compatibilità dei protocolli.
Scelta comprensibile anche questa, ma è abbastanza ovvio che equivale a una rinuncia sul pezzo pubblico di protocollo.
Insomma, dal punto di vista della sperimentazione il D-Star sembra prospettare poco più che i soliti giochini di chi passa il tempo a regolare un microfono piuttosto che un altro.
Io sono tutt'altro che un grosso sperimentatore, ma l'idea di autolimitarmi in questo modo non mi piace.

domenica 28 febbraio 2010

Canali nautici di bordo UHF

Le frequenze nautiche in UHF per qualche motivo mi erano sempre sfuggite. Ai tempi del servizio militare in Capitaneria c'era un grosso ricetrasmettitore formato rack con due moduli: uno VHF con l'usuale dotazione di canali nautici più Alfa e Charlie, l'altro marcato come UHF ma che segnalava guasto non appena si tentasse di accenderlo. Detto per inciso la dotazione era completata da ricetrasmittanti per le HF, la banda aeronautica e quella CB che venivano impiegati solo in rare occasioni.
Qualche volta avevo sentito parlare di link UHF di servizio alle trasmissioni meteomar (mai avute evidenze) e di comunicazioni di bordo, ma pensavo queste si svolgessero su normali allocazioni "civili".
Invece ieri, alla fiera di Pompei, mi è capitato tra le mani un catalogo di Marcucci che porta un'intera linea della Icom dedicata alle comunicazioni di bordo composta da due portatili (IC-F61M, IC F-25) e un ripetitore (IC-FR6100). Ancora una volta le informazioni erano disponibili nel Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze, ma non ci avevo mai fatto caso. In particolare la nota 105, associata al segmento 450-470MHz specifica:
Nel servizio mobile marittimo possono essere utilizzate le frequenze 457,525, 457,550 MHz, 457,575 MHz, 467,525 MHz, 467,550 MHz e 467,575 MHz per comunicazioni a bordo di imbarcazione. Se necessario possono essere impiegati apparati canalizzati a 12,5 kHz utilizzanti anche le ulteriori frequenze 457,5375 MHz, 457,5625 MHz, 467,5375 MHz e 467,5625 MHz.
Nelle acque territoriali è consentito l’uso delle frequenze 457,550 MHz e 467,550 MHz con canalizzazione a 12,5 kHz mentre l’uso delle altre frequenze è consentito su base di non interferenza con le utilizzazioni previste in tabella.
La prossima volta che andate in crociera...