giovedì 4 marzo 2010

Decodifiche ed avvocati


Qualche tempo fa, quando pubblicai la notizia di progressi nella demodulazione dei segnali MotoTrbo, mi trattenni per scaramanzia dall'aggiungere un "finché dura". Motorola infatti è nota per difendere fermamente le sue proprietà intellettuali, andando a cercare e diffidare chiunque si avventuri nella manipolazione dei loro software e firmware. Da qualche parte (mannaggia non trovo più il link) avevo persino letto di cease and desist inviati a qualcuno che commercializzava interfacce "4 level fsk slicer" perché ritenute funzionali all'aggressione verso i loro protocolli. Come prevedibile la scaramanzia/superstizione non funziona e qualche giorno fa sulle pagine di KC2KRW è apparsa una nota da cui traspare chiaramente una minaccia di azione legale nei suoi confronti:
...Ciò significa che da questo momento il progetto di decodifica MOTOTRBO non è più pubblico.  Non pubblicheremo informazioni tecniche di proprietà Motorola senza approvazione scritta da parte loro....
E, comprensibilmente, se sei un hobbysta il pensiero di sfidare pubblicamente un gigante del genere non ti attraversa neanche per un attimo il cervello.
Circostanze di questo tipo però alimentano i miei pregiudizi nei confronti dell'analogo amatoriale D-STAR.
Il D-STAR è uno strano ibrido, in cui le specifiche del protocollo sono pubbliche (modulazione del segnale, modalità di instradamento dei pacchetti ecc. ecc.) ma la trasformazione della voce in dati e viceversa è affidata a dei chip proprietari della DVS Inc. Infatti anche i progetti di autocostruzione o commerciali nel campo fanno ricorso a tali integrati (disponibili a circa $100 per 5 pezzi).
La scelta probabilmente è ispirata a ragioni pratiche: il sistema è stato progettato oltre dieci anni fa e la progettazione di una soluzione DSP open e facilmente implementabile su apparecchi portatili e di piccole dimensioni avrebbe sicuramente richiesto tempo, investimenti e coordinamento.
Tuttavia a mio modo di vedere la scelta è filosoficamente inaccettabile in un ambiente che dovrebbe fare della sperimentazione la sua ragione d'essere. Poi sappiamo che buona parte dei radioamatori non va oltre il "59" o la chiacchera sul ripetitore locale, arrivando persino a farsi saldare i connettori d'antenna dal negoziante. Però non è questo il punto.
Abbracciando l'idea del protocollo chiuso si pone una pregiudiziale ad attività di sperimentazione future da parte di chi voglia farle. L'impiego dei chip AMBE-2020 implica infatti l'accettazione di condizioni che recitano;:
"2.3 END USER shall not copy, extract, reverse engineer, disassemble, de-compile or otherwise reduce the DVSI Voice Compression Software to human-readable form. END USER shall not alter, duplicate, make copies of, create derivative works from, distribute, disclose, provide or otherwise make available to others, the DVSI Voice Compression Software and Technology and/or trade secrets contained within the PRODUCT in any form to any third party without the prior written consent of DVSI. The END USER shall implement reasonable security measures to protect such trade secrets."
In buona sostanza analisi come quella di KB9MWR sono già in violazione del contratto e potrebbero costargli un'ingiunzione analoga a quella che abbiamo visto in apertura.
E' soltanto una speculazione accademica? Forse.
Dicevamo prima che il protcollo è aperto. Ciò ha favorito in tempi recenti la comparsa di ripetitori (o hotspot che dir si voglia) di progettazione amatoriale. In fin dei conti finché si tratta di veicolare pacchetti il tema di codifica della voce non si pone. Giusto? Ni. Anche qui è emerso un problema nel momento in cui i signori del Texas Interconnect Team, finora punto di riferimento per l'affiliazione dei ripetitori in un'unica rete, hanno decretato l'esclusione di apparecchi autocostruiti per via di incompleta compatibilità dei protocolli.
Scelta comprensibile anche questa, ma è abbastanza ovvio che equivale a una rinuncia sul pezzo pubblico di protocollo.
Insomma, dal punto di vista della sperimentazione il D-Star sembra prospettare poco più che i soliti giochini di chi passa il tempo a regolare un microfono piuttosto che un altro.
Io sono tutt'altro che un grosso sperimentatore, ma l'idea di autolimitarmi in questo modo non mi piace.